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Il prestigio dell’apprendistato nel settore del commercio dovrebbe aumentare

René Portenier, rettore della KV Business School di Zurigo, non è preoccupato per il futuro dell’apprendistato nel settore del commercio. Al contrario, la formazione commerciale di base acquisirà in futuro ancora più valore, come ci spiega nell’intervista.

Signor Portenier, come si è sviluppato il numero di studenti presso la KV Business School nel corso degli anni?

Dal 2008 abbiamo un numero molto stabile di ca. 4250 studenti (+/- venti unità). Soltanto quest’anno, per la prima volta, abbiamo registrato un leggero calo di 60 iscrizioni.

Come lo spiega?

Circa tre anni fa sono apparsi i primi articoli sui media, secondo i quali numerosi posti di lavoro verranno eliminati a causa della digitalizzazione. Forse il calo del numero di studenti è una conseguenza di ciò.

I media hanno pubblicato ulteriori notizie critiche sul futuro dell’apprendistato nel settore del commercio. Questo apprendistato ha perso veramente la sua attrattiva?

Io non la vedo in questo modo. In futuro, le mansioni semplici e ripetitive scompariranno sicuramente. Ciò che sarà richiesto sono competenze necessarie a svolgere attività più complesse che non possono essere robotizzate. Questo dovrebbe in prevalenza incrementare il prestigio dell’apprendistato nel settore del commercio.

Il sondaggio condotto internamente dalla Società degli impiegati del commercio tra coloro che hanno finito un apprendistato, mostra che un numero crescente di diplomati inizia una formazione continua subito dopo l’apprendistato. Per lei si tratta di uno sviluppo positivo?

Perché no? L’importante è che vi sia uno sviluppo continuo. Non importa tanto se si affronta la maturità professionale subito dopo l’apprendistato o se si preferisce iniziare a lavorare e maturare una prima esperienza professionale.

Ma la formazione professionale superiore non è sempre più sotto pressione da parte delle scuole universitarie professionali?

In parte sì. Ma il suo punto di forza consiste nella marcata vicinanza alla pratica. In tale contesto negli ultimi anni sono cambiate molte cose. In passato, gli stessi corsi venivano offerti per anni, mentre oggi nell’ambito della formazione professionale superiore si reagisce tempestivamente alle richieste del mondo economico.

Questo però lo sostengono anche le scuole universitarie professionali.

Le scuole universitarie professionali sono posizionate in modo diverso. Per fortuna, perché c’è sicuramente spazio per entrambi gli iter formativi. Esse si completano molto bene reciprocamente. Io resto un convinto sostenitore del nostro sistema duale. Conosco bene la situazione in Spagna e in Francia. In questi Paesi praticamente tutti i giovani sono accademici, ma pochissimi di loro trovano un lavoro. Chi ha concluso un apprendistato, invece, è richiesto sul mercato del lavoro, soprattutto se continua con la sua formazione professionale.

Secondo uno studio di SIC Svizzera diverse decine di migliaia di impieghi sono a rischio nei prossimi cinque-dieci anni. Alcuni genitori si chiedono se un apprendistato nel settore del commercio offra ancora buone prospettive. Lei ha comprensione per queste preoccupazioni?

Sì, certo, ma l’alternativa qual è? Ci si pone le medesime domande per qualsiasi altra professione. Tutti i settori lavorativi sono interessati dalla digitalizzazione. Non esiste una via di fuga: bisogna affrontarla.

Intervista: Therese Jäggi, comunicazione SIC Svizzera