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«La formazione continua è indispensabile»

SIC Svizzera è ben posizionata con il nuovo modello regionale e i suoi servizi. Ma l’associazione deve concentrarsi ancora di più sulle esigenze del mondo del lavoro 4.0, sostiene il presidente della SIC Daniel Jositsch.

kfmv blog: In occasione dell’assemblea dei delegati del 15 giugno 2019 Lei è stato eletto per un ulteriore mandato come presidente della Società degli impiegati del commercio. Quali sono stati per lei gli eventi importanti degli ultimi quattro anni?

Daniel Jositsch: Con la regionalizzazione abbiamo completato la prima parte della riforma strutturale. Le sezioni, alcune delle quali di piccola entità, sono ora raggruppate in regioni più grandi. Questo dovrebbe permetterci di fornire i medesimi servizi allo stesso livello per tutti i membri. Attualmente ci stiamo lavorando. Un altro tassello importante è stata per noi la realizzazione della piattaforma, creata su iniziativa della Società degli impiegati del commercio. Essa unisce le associazioni dei lavoratori indipendenti, che pertanto hanno più voce in capitolo nei processi politici e nella formazione di opinioni. Sono inoltre da citare anche le nostre società affiliate che operano tutte con grande successo. Infine, siamo stati e siamo confrontati con gli effetti della digitalizzazione che sta condizionando i profili professionali commerciali e di gestione aziendale nonché il nostro lavoro, per esempio nel partenariato sociale o nella consulenza.

Il nuovo modello regionale si è dimostrato valido e sostenibile anche in ottica futura?

Sì, in futuro sarà possibile offrire gli stessi servizi a tutti i soci. Nelle circostanze attuali e tenendo conto della storia dell’associazione, si tratta di un buon modello.

È in contatto con i soci, riceve richieste di informazioni. Cosa preoccupa la gente?

Ricevo spesso e-mail da dipendenti over 50 che hanno perso il lavoro. Nonostante abbiano frequentato dei corsi di perfezionamento e scritto innumerevoli candidature, non riescono a trovare un lavoro. Questo è un problema.

Cosa può fare l’associazione?

Cerchiamo di sostenere queste persone tramite colloqui di consulenza e offriamo formazione continua con le nostre scuole. Ma vi è anche una componente politica, dove purtroppo non siamo ancora dove vorremmo essere.

Che cosa significa?

I dipendenti più anziani sono troppo costosi, soprattutto a causa degli elevati contributi sociali. Questo dovrebbe cambiare. Inoltre, alcuni settori e aziende non sono disposti ad assumere dipendenti anziani. Le aziende non licenziano i dipendenti perché hanno più di 50 anni. Ma se questi perdono il lavoro, spesso risulta per loro difficile trovare un nuovo impiego e restano in disoccupazione molto più a lungo rispetto ai candidati giovani.

Tuttavia, il nostro sistema di previdenza sociale presenta un problema di finanziamento. Cosa ne pensa dell’innalzamento dell’età di pensionamento?

Penso che un aumento generale dell’età di pensionamento sia sbagliato. Molte persone non possono lavorare fino a 65 anni per motivi di salute, soprattutto nei lavori fisicamente impegnativi. Un aumento dell’età di pensionamento spingerebbe molte persone verso la disoccupazione. Considero ragionevole il pensionamento flessibile. Chi vuole lavorare più a lungo dovrebbe poterlo fare. In questo modo, possiamo affrontare anche la problematica della carenza di lavoratori qualificati.

Età di pensionamento a 65 anni per le donne?

L’associazione dice sì all’età di pensionamento a 65 anni per le donne. Ma ciò non risolve il problema del finanziamento dell’AVS. E’ necessario un aumento dell’1% dell’imposta sul valore aggiunto. Riteniamo che anche il finanziamento del secondo pilastro sia motivo di preoccupazione.

L’associazione può influire sull’atteggiamento e sulle pratiche occupazionali delle aziende?

Discutiamo regolarmente del problema e cerchiamo di promuovere un cambiamento di mentalità presso le aziende. Anche quando si negozia un contratto collettivo di lavoro con le nostre parti sociali, spesso ci si china sulla situazione dei lavoratori esperti. Ma è difficile. I dipendenti più giovani costano meno alle aziende e tendono a essere più facili da gestire, una situazione a svantaggio dei dipendenti più anziani. Un altro punto importante è che le aziende dovrebbero incoraggiare i dipendenti a seguire un perfezionamento professionale e creare le relative condizioni quadro adeguate. Anche se può sembrare banale: la formazione continua permanente è la chiave per rimanere competitivi sul mercato del lavoro, poiché il mondo del lavoro sta cambiando a ritmi mai visti finora. Quello che osservo spesso è che i dipendenti iniziano la loro carriera professionale con il più alto livello di formazione, ma poi per anni rinunciano alla formazione continua perché hanno una famiglia o fissano altre priorità. Anche se dispongono di un’eccellente esperienza lavorativa, non sono aggiornati, ad esempio in ambito tecnologico. Ribadisco ancora una volta: la formazione continua è fondamentale. E in tale contesto dipendenti e datori di lavoro hanno la medesima responsabilità.

«Considero il pensionamento flessibile una buona idea. Chi vuole lavorare più a lungo dovrebbe poterlo fare. In questo modo, possiamo affrontare anche la problematica della carenza di lavoratori qualificati»

La Società degli impiegati del commercio non è impegnata solo nella formazione continua. È anche coinvolta nelle imminenti riforme della formazione commerciale di base, che sono in parte oggetto di critiche. In quale direzione deve svilupparsi l’apprendistato?

Ritengo alcune delle critiche troppo allarmistiche. Naturalmente, la formazione di base deve continuare a svilupparsi, perché è all’epicentro della digitalizzazione e deve stare al passo con i cambiamenti e adattarsi. Tuttavia, l’apprendistato commerciale non è una formazione professionale ultimativa, ma la base per il perfezionamento professionale. Pertanto, la formazione di base continua a essere la migliore preparazione per differenti carriere di successo. Tra l’altro, questi cambiamenti non sono una novità: la digitalizzazione ci accompagna da anni. Professionisti della mia generazione hanno trascorso gran parte del loro tempo di lavoro allo sportello bancario. Dall’avvento dei bancomat, questi dipendenti si occupano, tra le altre cose, di consulenza. A quei tempi i cambiamenti dei profili professionali hanno portato a un maggior numero di impieghi e non il contrario.

Ha davanti a sé i prossimi quattro anni di presidenza. In quale direzione dovrebbe svilupparsi l’associazione?

I membri sono cambiati. Non aderiscono più, come in passato, per solidarietà e a vita, ma decidono di anno in anno ciò che è importante per loro. Noi come associazione dobbiamo reagire a questo. Oltre alla già citata gamma di servizi uniformi e di alta qualità, dobbiamo adattarci ancora di più al nuovo mondo del lavoro e offrire servizi adeguati.

«New Work»: che cosa significa?

New Work significa che le persone cambiano lavoro più spesso, le gerarchie si appiattiscono, i modelli di lavoro flessibile acquisiscono maggiore importanza, i team in costante cambiamento richiedono maggiori responsabilità ai lavoratori e il crowdworking, l’economia di massa, è in aumento. Sempre più lavoratori qualificati - parallelamente al loro impiego a tempo indeterminato - lavorano a tempo parziale come indipendenti o hanno diversi datori di lavoro. Ciò ha conseguenze sulla vita lavorativa quotidiana e sulle assicurazioni sociali. Per questi cosiddetti crowdworkers, la Società degli impiegati del commercio potrebbe rappresentare un punto fermo. Essi hanno domande ed esigenze diverse rispetto ai dipendenti tradizionali. Ad esempio, stiamo valutando se creare un’apposita cassa di compensazione per loro. E siamo in contatto con gli operatori di piattaforme come Uber o Gigme, per poter fornire un supporto più mirato ai nuovi dipendenti e ai freelance. Desideriamo infine rafforzare ed espandere le nostre attività di formazione continua.

HWZ e SIB sono le scuole dell’associazione.

Le nostre scuole, la HWZ (Scuola universitaria di economia di Zurigo) e la SIB (Istituto Svizzero di Economia Aziendale), hanno successo sul mercato in qualità di aziende indipendenti. In generale, sono stato molto soddisfatto dello sviluppo delle nostre società affiliate. Oltre alle scuole, anche la società immobiliare, l’editore SKV, Examen.ch e SIZ AG stanno andando bene dal punto di vista economico. Senza i contributi delle società affiliate non saremmo in grado di mantenere il nostro livello dei servizi.

I giovani tendono a essere scettici nei confronti dell’adesione all’associazione; non ne hanno bisogno, vogliono semplicemente poter usufruire di certi servizi quando ne hanno bisogno. Come intendete raggiungere i giovani?

Negli ultimi anni abbiamo avuto un numero di soci stagnante o in calo. Il nostro obiettivo rimane quello di invertire questa tendenza. Forse dobbiamo pensare a nuove forme di adesione e sviluppare offerte interessanti soprattutto per i giovani. Il nostro reparto di marketing per i giovani sta lavorando a pieno regime. In ogni caso, bisognerebbe convincere i giovani ad aderire all’associazione il più presto possibile e adeguare l’offerta di conseguenza. Da due anni ormai in Svizzera ci sono più abbonati nei centri fitness che soci nei club sportivi. Ciò dimostra come cambiano le esigenze delle persone. L’appartenenza a una comunità ha perso importanza, oggi si cerca soprattutto un’offerta flessibile.

La Società degli impiegati del commercio come una palestra?

Dobbiamo chiederci cosa significano per noi le nuove esigenze delle persone. La risposta è: i nostri servizi devono essere resi più flessibili. Non solo l’adesione, bensì anche varie offerte specifiche per gruppi target, ad esempio pacchetti o moduli di consulenza di cui ci si può avvalere. Si tratterebbe ovviamente di un cambiamento di paradigma. In ogni caso, le persone sono disposte a pagare se l’offerta è giusta: infatti gli abbonamenti ai centri fitness sono relativamente costosi.

«New Work significa che le persone cambiano lavoro più spesso, le gerarchie si appiattiscono, i modelli di lavoro flessibile acquisiscono maggiore importanza, i team in costante cambiamento richiedono maggiori responsabilità ai lavoratori e il crowdworking, l’economia di massa, è in aumento»

Daniel Jositsch: informazioni personali

Daniel Jositsch è professore di diritto penale, Consigliere agli Stati di Zurigo e presidente della Società svizzera degli impiegati del commercio.

Intervista: Rolf Murbach, Therese Jäggi - comunicazione SIC Svizzera. Versione online abbreviata sul portale internet "kfmv.ch" di SIC Svizzera (versione integrale pubblicata nella rivista «Context», edita da SIC Svizzera).