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Alla conquista di un nuovo lavoro con intelligenti strategie di candidatura

Confrontarsi con il proprio percorso professionale richiede tempo. Dedicare il giusto tempo alla ricerca, riflettere sui propri obiettivi e sviluppare un oculato piano strategico contribuiscono al buon esito della ricerca del lavoro. Ma candidarsi per una posizione è anche un’arte, sostengono Caroline Schultheiss e Larissa Schafroth della Società degli impiegati del commercio di Zurigo.

Caroline Schultheiss e Larissa Schafroth sono consulenti di carriera presso la Società degli impiegati del commercio di Zurigo. Affiancano chi necessita di orientamento per la carriera, eseguono analisi della situazione individuale e offrono un supporto per il processo di candidatura. In molti casi si tratta di sviluppare una strategia idonea. In che modo procedere al meglio nella ricerca del posto di lavoro? Di cosa occorre assolutamente tenere conto? Cosa va proprio evitato? Sono soprattutto le persone che hanno terminato l’apprendistato a mostrarsi insicure, poiché possono presentare solo esperienze limitate. «Le accompagniamo nella valutazione degli aspetti fondamentali del loro percorso professionale supportandole concretamente nel processo di candidatura», spiega Caroline Schultheiss.

La pressione del dover trovare un lavoro dopo l’apprendistato non va sottovalutata. A tal riguardo, questo momento non è certo il migliore per una candidatura. I giovani stanno affrontando la procedura di qualificazione e hanno decisamente poco tempo da dedicare alla ricerca del lavoro e alla valutazione del percorso professionale. «È avvantaggiato chi potrà restare presso l’attuale datore di lavoro», afferma Larissa Schafroth. L’inserimento nel mondo del lavoro è già definito per il primo periodo e si ha tempo per ponderare su basi concrete i futuri passi professionali.

«È avvantaggiato chi potrà restare presso l’attuale datore di lavoro»
Larissa Schafroth

Nessuna fretta

Le due consulenti constatano come molti di coloro che terminano l’apprendistato siano non solo precipitosi, ma anche impazienti. I giovani vogliono troppo tutto insieme e non si prendono il tempo necessario per pianificare con la giusta calma la propria carriera. «A 24 anni sentono il dovere di aver già completato tappe fondamentali di formazione e di lavoro», afferma Caroline Schultheiss. «Questo naturalmente non corrisponde alla realtà e non sarebbe nemmeno possibile. In particolare, con questo atteggiamento i giovani adulti tralasciano la riflessione su domande importanti, quali: cosa voglio? Cos’è importante per me? Dove mi vedo tra qualche anno?»

Confrontarsi con questioni relative al proprio percorso professionale richiede tempo. Anche la «scelta della professione» dopo la formazione di base non è una decisione del momento, bensì un processo. Sono pochi ad aver chiaro «già così» ciò che vogliono. Di norma, la situazione è ben diversa. Dopo la formazione di base si raccolgono esperienze a livello professionale e privato. Si riconoscono le proprie attitudini, ciò che piace meno, quali sono i punti di forza e le debolezze. Si incontrano persone che esercitano un’importante influenza e si sviluppa un desiderio professionale. Le aspettative si concretizzano. Può succedere di venire a conoscenza di formazioni di cui non si sapeva nulla. Caroline Schultheiss: «Prima c’erano gli anni di apprendistato e periodi itineranti, ci si lasciava più tempo per comprendere i propri desideri, si metteva anche in conto qualche ipotetica deviazione di percorso.»

Pressione all’efficienza

Oggi molti giovani subiscono il peso di un’importante pressione all’efficienza. Vogliono raggiungere i propri obiettivi nel minor tempo possibile. Non capiscono, tuttavia, che il principio dell’apprendimento permanente contraddice appieno il loro approccio e atteggiamento. Larissa Schafroth si stupisce ogni volta dell’incredibile pressione cui si sottopongono i diplomati. «Credono di doversi trovare a 20 anni in tutt’altra situazione».

Durante i colloqui, le due consulenti di carriera tentano insieme agli assistiti di definire strategie di carriera e di candidatura. Come sostengono, in linea di principio non esistono strategie giuste o sbagliate: l’importante è che la linea scelta sia adatta alla persona in questione. Alcuni si candidano a un gran numero di posti che capitano loro a tiro, altri optano per un approccio più mirato. Scelgono un settore e si candidano a un numero contenuto di posizioni. La qualità della candidatura è sempre fondamentale. «Non ha senso inviare una moltitudine di dossier zoppicanti solo per potersi candidare al maggior numero possibile di posti», considera Larissa Schafroth. «Le candidature devono essere strutturate specificatamente in base alla posizione pubblicata. Candidature standardizzate, lettere di motivazione generiche e CV non aggiornati non portano a nessun risultato.» Caroline Schultheiss aggiunge: «Chi cerca un impiego deve esaminare attentamente il futuro datore di lavoro ed evidenziare nella propria candidatura le formazioni, esperienze e competenze che lo rendono qualificato per un’attività specifica e la motivazione che lo spinge.» Inoltre, nelle candidature le frasi fatte andrebbero bandite. «Luoghi comuni come ad esempio ‘Sono determinato, orientato alle soluzioni e comunicativo’ dicono ben poco.»

«Prima c’erano gli anni di apprendistato e periodi itineranti, ci si lasciava più tempo per comprendere i propri desideri, si metteva anche in conto qualche ipotetica deviazione di percorso.»
Caroline Schultheiss

Il coraggio di assumersi dei rischi

Una domanda che si pongono spesso i giovani è: meglio terminare prima una formazione e poi candidarsi al lavoro dei propri desideri, o il contrario? Anche in questo caso non c’è una risposta giusta. Prerequisito per alcuni lavori è aver completato una formazione. I più fortunati trovano il posto dei propri sogni già prima e possono proseguire la formazione in parallelo al lavoro. Dipende anche dal datore di lavoro. Caroline Schultheiss nota in alcuni giovani un forte bisogno di sicurezza. «Trovare il coraggio di assumersi dei rischi spesso paga. Completare una formazione e vedere poi quali opportunità ne scaturiscono. Seguire la propria strada con convinzione e passione di solito porta a dei risultati.»

E comunque ha poco senso frequentare un qualche corso a caso solo perché oggi una formazione è necessaria. Il sondaggio della Società degli impiegati del commercio tra i neo diplomati mostra che vi è un grande interesse a svolgere attività di formazione. «Sarebbe opportuno scegliere consapevolmente un corso di formazione o un percorso universitario», spiega Caroline Schultheiss. Ciò presuppone una certa familiarità con il sistema formativo e le opportunità di carriera. Che possibilità di formazione offrono le scuole specializzate superiori e le scuole universitarie professionali? Qual è la differenza tra le offerte? Quali sono i presupposti per l’ammissione? Per la prossima tappa professionale ho davvero bisogno della maturità professionale o è sufficiente anche un diploma di formazione superiore? Di quali formazioni necessito per cambiare settore? «Ogni volta mi stupisco nel constatare la scarsa conoscenza del nostro sistema formativo da parte di coloro che ci interpellano », afferma la consulente di carriera. «Investire tempo nella ricerca delle possibilità di formazione ripaga. Solo conoscendole possono aprirsi nuovi scenari.»

L'importanza della rete

In che misura sono importanti i social media nella ricerca del lavoro? Naturalmente è opportuno curare minuziosamente i profili LinkedIn o Xing, che devono essere aggiornati e fornire un quadro della persona, delle attività professionali e delle connessioni. In base al diverso settore, funzione e specializzazione, rivestono una diversa importanza ai fini del processo di candidatura. «I social media sono importanti, ma non per tutti i settori e per tutte le funzioni», spiega Larissa Schafroth. «Nella maggior parte dei casi, per i giovani non sono il fattore determinante per una candidatura di successo.»

Anche il networking è considerato dalle due consulenti di carriera una strategia di candidatura efficace e orientata al lungo termine. È utile restare in contatto con persone di cui ci si fida. «Si può anche contattare un formatore o la responsabile di un dipartimento presso cui si è lavorato e chiedere loro consiglio. Attraverso il confronto si raccoglie un punto di vista esterno e magari nascono nuove idee», aggiunge Caroline Schultheiss. Il networking poi conviene sul lungo termine. «Le reti crescono nel corso della vita professionale e sono infinitamente importanti per la carriera.»